USCIRE DI CHIESA, SÌ, MA CON CRISTO NEL CUORE - 7 MAGGIO
La mia preoccupazione forte è che siate contemplativi e che l’azione non soffochi la contemplazione.
Figlioli, lo Spirito Santo mi dice che stiamo passando un momento nella storia in cui l’azione vorrebbe sotto di sé la contemplazione.
Io sono il primo a dirvi di uscire dalla chiesa, di andare fra la gente. Sì, sì, sì: fuori dalla chiesa, ma con Cristo in mano, con Cristo nel cuore, perché altrimenti diventiamo degli eretici nel vero senso della parola.
È Dio che salva le anime, e quando arriviamo vicino ad esse dobbiamo dare Dio. Tante volte, purtroppo disgraziatamente, gli uomini che dovrebbero avvicinare le anime e dare loro Dio, arrivano fino alle anime perché sanno e hanno i mezzi per arrivarvi, ma quando è il momento di dare, non hanno niente da dare, sono vuoti, non hanno Dio.
E allora, la stessa gente con la quale trattano, in mezzo alla quale loro credono di essere simpatici e di essere gli idoli, quella stessa gente li compatisce.
Ricordate che non è quello che fa chiasso che salva le anime. Dobbiamo essere persone che sappiano anzitutto presentarsi bene, che siano simpatiche, che abbiano qualcosa da dare, ma che siano “uomini di Dio”. Figlioli miei, poco varrebbe essere uomini se non si è uomini di Dio.
Dobbiamo essere uomini che si presentano decorosamente, dignitosamente, con pulizia, con decoro, con buona creanza, che sanno attirare la simpatia: benissimo, benissimo; ne sono contento perché questo è il vassoio, che è necessario. Però, ricordatevi bene, che piuttosto di mangiare un pollo marcio in un bel vassoio d’argento, preferisco mangiare seduto in mezzo all’erba, un buon pollo cotto ai ferri. Logicamente è preferibile se il cibo è posto sopra una bella tovaglia, con molto decoro: bello, bello..., ma di fumo non si vive!
(M102,4-6 del 6 novembre 1966)