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Sound of Freedom*** (2023) - Sound of Freedom svela lo sfruttamento sessuale dei minori

Sound of Freedom*** (2023) - Sound of Freedom svela lo sfruttamento sessuale dei minori

Released Wednesday, 7th February 2024
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VIDEO: Intervista a Federica Picchi su TGCOM24 ➜ https://www.youtube.com/watch?v=THQgRp3tMI8

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7689

SOUND OF FREEDOM SVELA LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI MINORI di Marco Begato
Lo riconoscono persino sullANSA: "negli USA è stato uno dei casi cinematografici dell’anno e tra pochi giorni arriverà anche in Italia". Stiamo parlando di "Sound of Freedom - il Canto della Libertà", il film che appunto in questi giorni esordisce in anteprima sui grandi schermi italiani di alcune città, in attesa della proiezione ufficiale prevista per il 19 e 20 febbraio per la distribuzione di Dominus Production (la realtà distributiva fondata da Federica Picchi Roncali).
Ma quali sono gli ingredienti che rendono speciale questa pellicola? Partiamo dal primo e più accattivante: si tratta di un prodotto di ottima qualità. Musiche, fotografie, attori e trama garantiscono due ore abbondanti di intrattenimento che non delude. Il genere è quello di un film d’azione, con qualche tocco di poliziesco, un’ambientazione molto sudamericana, sigari, modelle e una missione di salvataggio non proprio impossibile, ma di grandissima suspense e tensione (anche perché tratta di una storia vera!).
Il secondo aspetto concerne la tematica, scottante a dir poco. Protagonisti dello sceneggiato sono i bambini, rapiti nelle strade e nelle piazze, adescati nelle scuole, sottratti con l’inganno a genitori sprovveduti, per poi essere destinati ai più squallidi traffici di questo pianeta. "Sound of Freedom" in particolare si sofferma sul mercato sessuale e sul commercio pedofilo, specialmente quello di alto rango.
E qui si raccoglie la scommessa dei produttori, che riescono a toccare un tema di assoluta delicatezza, ma con un’astuzia narrativa di rara genialità. Il film infatti mostra molto chiaramente che il più devastante giro di pedofilia sulla terra non è legato a pornomani solitari incollati al proprio computer in qualche soffitta, bensì a vere e proprie compravendite di giovani schiavi che i ricchi possidenti dei vari ambienti bene della società organizzano su isole viziose e ripugnanti. Ora, il main carachter incarna un personaggio reale, l’agente Timothy Ballard che sta a capo di un’associazione internazionale di lotta al traffico sessuale minorile. Ma l’utente medio non può non ritrovare, dietro questa quasi commerciale pellicola d’azione, la denuncia e la descrizione di quel mondo mostruoso che negli ultimi mesi si sta affacciando sulla scena pubblica attraverso le denunce e le rivelazioni correlate a Jeffrey Epstein, alla compagna Ghislaine Maxwell, al Mossad e all’abominio pedofilo cucito intorno a nomi internazionali della politica (Andrea di Windsor l’unico a essere caduto in pubblica disgrazia finora. E per ora), dell’industria e dello spettacolo.
Chissà che proprio questo spieghi la freddezza della critica, di contro al successo smaccato ai botteghini. La critica deve in qualche modo ridicolizzare Sound of Freedom, al fine di arginare la diffusione del messaggio pericolosissimo che esso diffonde a danno dei padroni della comunicazione. Il pubblico applaude invece un girato di grande piacevolezza, mentre solidarizza con le avventure di Ballard e con la sua missione, acquisendo man mano consapevolezza dell’enormità delle oscenità che insozzano molti gabinetti della globalizzazione e molti schermi di successo.
La minaccia che questo film rappresenta non sta nel dirci che la pedofilia esiste e che tante categorie ne sono afflitte, ma sta in quel che non ci dice, sta nell’accendere i fari della denuncia pedofila in una stagione giuridica estremamente rischiosa per i 200 clienti di Epstein ancora a piede libero e in una stagione culturale che vorrebbe sdoganare la dignità delle PAM (persone attratte dai minori), magari passando attraverso l’edulcorazione dei Pride e del transgenderismo.
In attesa di gustarci Il Canto della Libertà nelle nostre sale, non possiamo non augurarci che il destino del film si intrecci con quello dei corsi storici prossimi venturi: che un popolo sempre più grande prenda coscienza del marcio in essere e si attivi per sgominarlo, nonostante la resistenza di eserciti del conformismo pagati all’uopo, e confidando nella guida coraggiosa di qualche eroe sconosciuto ma determinato. Se poi l’eroe ha il volto cinematografico di Gesù (Ballard è impersonato da Jim Caviezel - cfr. The Passion of Chirst) allora l’augurio si fa preghiera.

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