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Chi non spera l'insperabile non lo scoprirà (Il Nietzsche di Colli, 18/18)

Chi non spera l'insperabile non lo scoprirà (Il Nietzsche di Colli, 18/18)

Released Sunday, 21st March 2021
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Per l’uscita del primo volume dell’edizione francese Giorgio ed il Nou sono a Parigi, ospiti dell’editore Gallimard. È il maggio del 1968. Giorgio e Annamaria si ritrovano in mezzo ai cortei degli studenti che auspicano in coro l’immaginazione al potere. La coppia si rifugia all’Olimpia dove si può sognare ascoltando la calda voce di Yves Montand. Colli ha chiuso con la sua vita “d’azione” è lontano anche dal mondo accademico, a cui è invece approdato Montinari. Nella sua villa di San Domenico, attorniato dai figli più piccoli, discretamente venerato da una schiera di giovani allievi, conclude il suo saggio teoretico più impegnato: “ Filosofia dell’espressione ”. Nel 1971-72 lavora intensamente a un ambizioso piano editoriale, quello di una «Enciclopedia dell’antichità classica» in 25 volumi. Non riesce però a trovare un editore. Nel 1974 esce “Dopo Nietzsche”, un libro che rappresenta il punto di arrivo del rapporto di Colli col filosofo tedesco. Il Nietzsche con cui Colli continua dopo decenni a confrontarsi è un Nietzsche esoterico, molto diverso dal pensatore mirabolante ed eccessivo generalmente conosciuto, un Nietzsche “greco”, inattuale ed antistorico, che indica la via che porta agli antichi maestri. Dopo Nietzsche si torna al prima originario: il mondo greco, la filosofia presocratica. Nel 1976 Colli inizia a lavorare a una grande impresa di carattere scientifico: si tratta di una nuova edizione critica dei Presocratici, prevista in 11 volumi, che intende soppiantare quella di Diels-Kranz. Nel 1977 esce il primo volume de “La sapienza greca”; nel 1978 il secondo. Il cerchio si chiude. Esattamente novant’anni dopo il giorno in cui Nietzsche, a Torino, in piazza Carignano, ha abbracciato il cavallo, Giorgio Colli, nel suo studio di San Domenico di Fiesole, sta lavorando al terzo volume de “La sapienza greca”.  È pomeriggio, l’ora del tè. All’improvviso ed in pochi istanti muore davanti ad Annamaria, sua moglie, ed alla figlia Camilla. Sulla sua scrivania rimane un libro aperto su cui è riportato un frammento di Eraclito, quasi una testimonianza del suo modo di essere, quello che dice: “Chi non spera l’insperabile non lo scoprirà, poiché è chiuso alla ricerca, e a esso non porta nessuna strada”.

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