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Lettera 173 - alla mamma - 15 dicembre 1930

Lettera 173 - alla mamma - 15 dicembre 1930

Released Thursday, 24th November 2022
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15 dicembre 1930
Carissima mammà,
non so spiegarmi cosa succede. Carlo non mi ha scritto da più di tre mesi. Il tuo ultimo biglietto l'ho ricevuto circa due mesi fa. Ho ricevuto, un mese e mezzo circa fa una lettera di Teresina, alla quale ho risposto, senza avere più riscontro (ho scritto a Teresina quattro settimane fa, giusto giusto). Veramente non so spiegarmi questo silenzio sistematico: perché non interromperlo almeno con qualche cartolina illustrata? Tatiana mi scrive di aver ricevuto una lettera di Carlo, che si scusa di non scrivere più spesso adducendo il suo grande lavoro. Mi pare una giustificazione insufficiente; può spiegare il perché non si scrivono delle lunghe lettere ma non si spiega il silenzio assoluto; una cartolina illustrata può
essere scritta in un istante.

Io ho pensato che Carlo possa avere avuto delle seccature per causa mia e che non voglia o non sappia spiegarmi un suo stato d'animo di sconcerto o di esitazione. Lo pregherei perciò di rassicurarmi o di farmi rassicurare, magari facendo scrivere una lettera da Mea. Cosvorrei
essere informato un po' più spesso sulle tue condizioni di salute. Ti sei rinforzata? Se non hai la forza di scrivere fa' scrivere delle cartoline da qualcuno e poi mettici solo la tua firma; per me sarà sufficiente. Carissima mamma, ecco il quinto natale che passo in privazione di
libertà e il quarto che passo in carcere. Veramente la condizione di coatto in cui passai il natale del 26 ad Ustica era ancora una specie di paradiso della libertà personale in confronto alla condizione di carcerato. Ma non credere che la mia serenità sia venuta meno. Sono invecchiato di quattro anni, ho molti capelli bianchi, ho perduto i denti, non rido più di gusto come una volta, ma credo di essere diventato più saggio e di avere arricchito la mia esperienza degli uomini e delle cose. Del resto non ho perduto il gusto della vita; tutto mi interessa ancora e sono sicuro che se anche non posso più «zaccurrare sa fae arrostia», tuttavia non proverei dispiacere a vedere e sentire gli altri a zaccurrare. Dunque non sono diventato vecchio, ti pare? Si diventa vecchi quando si incomincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo più fare. In questo senso sono sicuro che neanche tu sei diventata vecchia nonostante la tua età. Sono sicuro che sei decisa a vivere a lungo, per poterci rivedere tutti insieme e per poter conoscere tutti i tuoi nipotini: finché si vuol vivere, finché si sente il gusto della vita e si vuole raggiungere ancora qualche scopo, si resiste a tutti gli acciacchi e a tutte le malattie. Devi persuaderti però che occorre anche risparmiare un po' le proprie forze e non intestarsi a fare dei grandi sforzi come quando si era di primo pelo. Ora mi pare appunto che Teresina, nella sua lettera, mi abbia accennato, con un po' di malizia, che tu pretendi di fare troppo e che non vuoi rinunciare alla tua supremazia nei lavori di casa. Devi invece rinunziare e riposarti. Carissima mamma, ti auguro tante cose per le feste, di essere allegra e tranquilla. Tanti auguri e saluti a tutti di casa. Ti abbraccio teneramente
Antonio

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