Il tipo di attivismo fatto da Animal Save Movement è piuttosto nuovo in Italia e non tutti lo condividono, comprendono ed apprezzano.
La realtà italiana, capitanata in Italia da Simone Scampoli, fa parte del movimento mondiale “The Save Movement”, nato a Toronto nel dicembre 2010, e ormai presente in tutto il mondo. Le intenzioni di Animal Save Movement sono di tutto rispetto, ma quello che non piace agli attivisti storici sono le modalità con cui vengono portate avanti le azioni. Modalità che prevedono, per lo più, ma non solo, veglie davanti ai mattatoi in attesa che arrivino i camion con gli animali destinati al macello. Gli intenti sono fondamentalmente tre: quello di fermare gli automezzi e chiedere all’autista di poter dare un po’ di sollievo agli animali prima che entrino nel girone infernale che li attende, quello di parlare con i trasportatori per capire, ma non giustificare, le motivazioni del loro lavoro e cercando di far capire loro in che malefico inganno sono caduti e, per ultimo, il voler instaurare un dialogo anche con i lavoratori e i proprietari dei macelli, convincendoli, magari, di graziare uno o più animali.
L’atteggiamento è volutamente pacato e teso alla “comprensione” ed è proprio questo che non piace a chi ha scelto di fare un attivismo più deciso e combattivo.