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C. (Settembre – Ottobre 2020)

C. (Settembre – Ottobre 2020)

Released Monday, 26th April 2021
Good episode? Give it some love!
C. (Settembre – Ottobre 2020)

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C. (Settembre – Ottobre 2020)

Monday, 26th April 2021
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Quando la vidi ebbi la sensazione di aver finalmente trovato il lieto fine che cercavo da sempre. Capii che dovevo alzare l’asticella del mio ego, perché una così non si conquista con le insicurezze.
Il caso unì i nostri gruppi, lei non usciva mai, era sempre al lavoro: infermiera sotto pandemia, vi lascio immaginare. Single da poco più di tre giorni, provarci era una follia, ma quella notte non c’era nulla da razionalizzare. C’era solo da agire.
- Ti accompagno alla macchina. - Fulminai l’amica con lo sguardo, prima che potesse dire qualcosa di sbagliato – Tranquilla, non me la mangio.
Un colpo da bomber, diretto, senza pensarci, nel momento giusto e vidi che si accese. Nel corso della serata qualche messaggio l’aveva rattristata e feci leva proprio su quel momento di fragilità.
Camminando mi sentii veramente dove volevo essere e anche se a sua detta odiava camminare, quei 500 metri volarono, cinque minuti in cui ci dicemmo tutto. Un colpo di clacson come ultimo saluto, io alzo la mano di spalle come fossi B-Rabbit nell’ultima scena di 8 Mile.
Cotte ne ho avute, anche troppe, ma quella sera avevo riprovato qualcosa che mancava all’appello da più di 10 anni: il colpo di fulmine.
Quando amo divento più spirituale, il problema delle generazioni di oggi è che non sono in grado di sentire e quindi non hanno gli strumenti per capire la fede che è una forma d’amore molto individuale. Così entrai in casa, mi inginocchiai nella mia camera e mi rivolsi verso Dio:
- Ti prego, dammi una possibilità con questa persona, fa che la tua volontà coincida con il suo amore verso di me. - E passai la mia nottata felice ascoltando musica e addormentandomi lentamente pensandola. Patetico magari, però ripeto, è stato come se tutto combaciasse perfettamente. Ci stavo credendo, credendo davvero, come non ci avevo creduto mai.
Il giorno dopo le inviai un messaggio, beccai il momento preciso in cui era in pausa e rispose subito.
Io le dicevo che stavo sbagliando a scriverle perché stava uscendo da una relazione ma che con lei valeva la pena rischiare. Lei dal suo canto mi disse che aveva avuto piacere della mia conoscenza, ma che non era il momento.
Due settimane più tardi, sto guardando Juventus – Roma, si intravedono i primi segni della prima stagione fallimentare dopo dieci anni di dominio in serie A. Nei giorni seguenti sarei partito per la capitale a caccia di nuove opportunità, quando arriva un messaggio che cambia i miei piani.
- Hai la macchina? - Era lei.
- No, ma ho un posto dove stare. - Risposi con convinzione.
- Ok, ma non parliamo di nulla che sia personale.
- Cosa voleva dire? - Dico a me stesso.
Mi faccio la doccia e mi preparo, esco di casa per raggiungere l’abitazione di mio padre, quella domenica sera casualmente vuota. Nel tragitto metto November Rain dei Gun’s Roses.
So a cosa sto andando incontro: sarò l'oggetto dei desideri di una notte, nulla più che uno dei tanti torti di una relazione non mia. Devo tirarmi indietro…. Ma non posso farlo.
La raggiungo in un parco nei pressi della casa, non un parco qualunque, lo stesso del primo appuntamento col mio primo amore. Che cazzo ne sa la gente dei richiami, dei riti e del romanticismo con sé stessi, della follia metodica e razionale di un povero disperato che vuole solo vivere un sogno che non esiste.
Andiamo a casa avvolti dal silenzio, dunque è vero, vuole solo scoparmi. Per metterla a suo agio le verso del limoncello e all’improvviso diventa un fiume in piena di parole ed emozioni.
Mi racconta tutto di lei, mi chiede di cantarle una mia canzone. Io le canto “Ricordo in Estate” che avevo appena presentato al Festival di Sanremo dopo che l’anno precedente passai le selezioni per poi venire squalificato, ma questa è un’altra storia.
Aveva un problema. Un problema di salute, nulla di apparente ma che da un momento all’altro poteva distruggerla. Mi accorsi di avere davanti una persona che aveva un grande bisogno di vivere il momento.
Ci sediamo sul divanetto finalmente, dopo esserci girati attorno letteralmente, muovendoci nella stanza. Ci sembrava di conoscerci da una vita. Allora arriva la mia frase di rito.
- Posso darti un abbraccio?
La chimica era così tangibile che nel giro di pochi minuti stiamo facendo l’amore perdutamente, spiritualmente. Non c’era peccato, non c’era malizia, non c’era nulla se non la connessione di due anime che hanno gli stessi bisogni.
Raggiungiamo l’orgasmo praticamente insieme, era tutto perfetto. La ragazza più bella con cui sono stato, nel vederla nuda avrei voluto dipingerla. Mi ero dimenticato ogni cosa, tra me e lei c’era già la complicità di una coppia. Interrompo il secondo round, cosa mai accaduta, non mi interessava neanche scopare, non mi ero mai sentito in quel modo.
- Nessuno mi aveva mai stretto così.
- Con chi credevi di avere a che fare? - Pensai.
Il giorno dopo le scrivo in serata, mi sentivo come se fossi risorto. Lei era lì ad aspettarmi, pronta a un nuovo bellissimo appuntamento. Io la volevo e lei voleva me, nessuna guerra, nessuna lotta, nessuna ridicola strategia per comunicare. Una brava ragazza normale che ha occhi solo per me.
Parto per Roma, ma mi rendo conto che le motivazioni che mi avevano spinto a partire si erano annullate e nel giro di 36 ore ero già a casa. Ci rimetto 300 euro di caparra, sti gran cazzi.
I miei guadagni online erano stabili e in crescita, non avevo bisogno di inventarmi nulla, volevo dare priorità all’amore.
Ci sentiamo ogni giorno quando va al lavoro, lunghe chiamate. Lei è sempre così felice e cortese, poi all’improvviso spunta un argomento che non andava affrontato: il suo ex ragazzo. Un pazzo rompipalle che non voleva accettare il fatto che lei aveva già voltato pagina.
Dei miei anni da dimenticare, mi restano parecchi contatti nella malavita locale e se era per me, la situazione si poteva risolvere senza troppo chiasso. Un messaggio da parte della persona giusta, una dentro al giro, perché quando sei fuori la tua minaccia non vale un cazzo, come il prezzo per spaccare le gambe a uno che non ha reati alle spalle. Volevo, ma non potevo arrivare allo scontro, non potevo permettere che lei mi vedesse violento. Per carità, non pagherei mai un sicario per pestare qualcuno ad oggi, ma voi non immaginate quante rotture di scatole si risparmiano con un’intimidazione ben calibrata. Non feci nulla di tutto questo. Non aveva senso scomodare certe persone per una questione privata e non di affari, ma sopratutto i miei contatti erano tutti in galera e pagare qualcuno per un messaggio ha comunque un prezzo e fare quella scelta voleva dire mostrare un lato di me che ero determinato a soffocare, che da anni era sopito. Purtroppo quando c’è di mezzo il cuore, mi sembra tutto plausibile.
Una sera esce per la mia città e ci incontriamo, nel vederci la gente ci ferma, ci dice che sembrano molto innamorati. Era vero, ma non c’è peggior bugiardo di chi crede ad ogni suo istinto.
La notizia si sparge in fretta e il suo ex viene a sapere di questa frequentazione, facendo quello che non aveva mai fatto: un passo indietro. Scoppia a piangere davanti all’abitazione di lei, chiedendole pietà.
Lei in quel momento ha già scelto che io sono fuori dalla sua vita e anche se ci vuole una settimana per definire la situazione, in piena domenica pomeriggio durante Inter – Lazio, capisco due cose: una che l’Inter probabilmente vincerà lo scudetto, l’altra che il mio idillio è finito, così ho una crisi di pianto, pazzesco, non mi succedeva da tantissimo tempo. Desideravo molto piangere e svuotarmi, ma fu veramente doloroso. Mia madre mi guardò e mi disse:
- Com’è possibile che l’amore ti riduca sempre così?
Silenzio necessario, specchio, nemico immaginario, la lama da cui puoi lasciarti ferire, scrissi sulle mie note del cellulare.
Dovevamo vederci ancora una volta, avevo preparato un appuntamento da capogiro, ma lei non verrà. Non verrà perché lui ha avuto una crisi epilettica probabilmente generata dallo stress della situazione.
Qualche giorno dopo le mandai la cosiddetta “Lavanda Gastrica”, un messaggio che mando alle donne quando il mio orgoglio prende il sopravvento, in cui faccio un’analisi della loro situazione psicologica e cerco di distruggere il loro vissuto emotivo. In altre occasioni lo facevo per punire, in questa, volevo rianimare i suoi sensi dell’abbandono, farle capire che io ero in grado di capirla, ferendola. Un logica folle, sbagliata. Una chemioterapia della sfera emotiva, che ti distrugge dentro, ma il cancro della nostra relazione era all’ultimo stadio e non c’era più niente da fare.
- Come hai potuto tirare fuori mio padre così? - Una risposta agghiacciante, mi guarda delusa, non sono più il tenero amante di qualche notte prima, sono solo uno che sta per sparire dalla sua vita, ma io non voglio. Io la sto amando come non mai in quel momento, volevo solo ricordarle che le avevo offerto una prospettiva di amore sano e lei è fuggita per il suo istinto da crocerossina.
L’ultimo pomeriggio insieme è stato in compagnia delle sue amiche. Il fidanzato della sua migliore amica quasi distrusse l’abitazione per litigarci, volevo chiarire con la mia presunta amata e mi sono ritrovato a fare da baby sitter in un contesto che mi ricordava me dieci anni prima. Se ne vanno tutti, lei deve andare al lavoro. Mi avvicino, metto in sottofondo i Tiromancino e la bacio. Non riesco a dimenticare il suo sguardo mentre vado via, quello di chi vorrebbe ma non può e triste come chi deve, come Piero di De Andrè chiudo la porta con diverse sgradevoli certezze.
Nello stesso comodino dove l’ho posata, il giorno dopo trovo una storia instagram con la foto di lei e il suo lui insieme.
- Hai la mia benedizione. Quello che c’è tra noi, qualunque cosa sia, è finita. - le scrivo e non ottengo alcuna risposta. Fu un ultimo gesto di amore, volevo liberarla dal mio peso.
(Continua nell'audio)

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