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Il Primo tentato suicidio di Kurt Cobain

Il Primo tentato suicidio di Kurt Cobain

Released Monday, 26th April 2021
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Tutti gli adolescenti vivono lo stesso dramma: il sesso. Per qualcuno è più facile e spontaneo arrivare a quella tanto ambita prima volta, per altri diventa un’ossessione, un traguardo che in certi momenti sembra irraggiungibile.
I discorsi dei maschi del resto sono sempre quelli in certe età, ognuno che camuffa le proprie insicurezze a suo modo, tra aneddoti al limite della verità e problemi interiori che quelli più sensibili riversano sugli altri.
Kurt Cobain non è diverso da tutti i suoi coetanei: da bambino soffriva così tanto che se la prendeva con i suoi affetti, a tal punto da essere cacciato e rifiutato da ogni nucleo famigliare che è derivato dalla separazione dei suoi genitori, la madre, il padre e la matrigna, i nonni, gli zii...
Quel tragico evento, accentuato dal periodo storico in cui è avvenuto, gli generò una forte vergogna verso le persone del quartiere, è stato spontaneo ed istintivo da parte sua ribellarsi a tutto e a tutti, chiudendosi in sé stesso e rifiutando ogni imperativo o semplice consiglio.
Le difficoltà della sfera emotiva aprono una voragine tra le fragilità e avere una ragazza con cui aprirsi diventa complesso, una lama a doppio taglio tra paure e insicurezze, così quando tra ragazzi si parla di esperienze sessuali si trova costretto a inventare storie di incontri occasionali fatti in vacanze e via dicendo.
Quando il padre lo scaricò all'ex moglie, nonché madre del ragazzo, lei si incazzò di brutto e questo fu l'ennesimo colpo per Kurt, l’ultimo chiodo nella bara del suo cuore.
Quel senso di vuoto non si colmerà mai. L’unico anestetico che sembrava funzionare nel placare i suoi dolori, traducendoli in creatività, era l’erba.
Amici non ne aveva, ma essendo costretto a fumare costantemente, dovette mangiare la foglia e iniziare a frequentare di tanto in tanto dei ragazzi che la vendevano. Giovani per cui non provava una grande simpatia ma che paradossalmente sembravano idonei al suo modo di pensare, perché erano rifiuti della società, "spazzatura bianca" per i più In del contesto scolastico.
Un giorno lo invitarono, dopo la scuola, a casa di una ragazza. Lui accettò e ad aprir loro la porta trovarono una ragazza in sovrappeso molto silenziosa. A scuola era seguita dal sostegno e molti la definivano ritardata. Hanno frequentato quella casa per circa un mese, rubando liquori dalla cantina del padre della ragazza.
Nel frattempo l'erba non dava più gli effetti desiderati e la madre era sempre più nevrotica nei confronti del giovane Kurt, che dopo aver compiuto qualche furto e commesso atti vandalici come rompere vetrine dei negozi, decise che non era più tempo di restare fermi, ma di tentare effettivamente di togliersi la vita.
Non poteva farlo senza aver prima avuto un rapporto sessuale almeno una volta, ma lui cercava l'amore, quell'amore che la madre gli ha sempre negato. Lo stesso amore che sentiva cantato dai Beatles.
Andò solo dalla ragazza, si sedette sopra di lei e le disse: scopiamo? Per lei non fu un problema accettare, visto che aveva avuto molte esperienze sessuali con il cugino e così si spogliò e guidò il piccolo Kurt in un esperienza che gli generò solo un profondo disgusto. Gli odori della ragazza lo spaventarono e dalla vergogna se ne andò. Sparì da scuola per una settimana.
Oltre alla sospensione per le sue ripetute assenze, si ritrovò accusato dall'opinione pubblica d’aver abusato di una ragazza con problemi mentali. Il padre di lei infatti si presentò a scuola, accorgendosi probabilmente dei liquori che mancavano nella sua cantina, è lì che a Kurt Cobain fu associato l'appellativo di scopa-ritardate. Per lui iniziò un ciclo di offese e sputazzi addosso. Fu la goccia che fece traboccare un vaso già ridotto in mille cocci e quella notte dopo aver bevuto e fumato, si legò i piedi con dei mattoni di cemento su una ferrovia, aspettando che il treno delle 11 facesse il suo corso.
Ma il binario deviò la carreggiata e passò accanto al ragazzo, risparmiandogli la vita per almeno qualche anno... Giusto il tempo di scrivere un'importantissima pagina di storia della musica Rock internazionale.
La marijuana, dopo il successo, si trasformò in eroina, l’unica via di fuga dalle pressioni dei media e dai suoi forti dolori allo stomaco. Chi l’ha conosciuto lo descrive come una persona indifesa, con uno sguardo difficile da mantenere per più di qualche secondo e una grande paura verso il mondo esterno, come un bambino in una giungla.
Il secondo tentato suicidio lo ricordiamo a Roma, nella città dei grandi imperatori, dopo aver ingerito pillole su pillole. Quando si svegliò dopo la lavanda gastrica, scrisse su un foglio di carta: “portatemi un pacchetto di sigarette e toglietemi questo cazzo di catetere.”
Il dottore al policlinico Umberto I gli disse che era ora di scegliere tra la vita e la morte, lui disse: “Scelgo la morte.”
E così è stato… Martedì 5 aprile 1994,a Seattle, dopo essere fuggito da un programma di riabilitazione all’Exodus Medical Center di Los Angeles, con 1,52 milligrammi d’eroina in corpo per litro di sangue e delle tracce di Valium, per trovare il coraggio.
Si sparò un colpo di fucile a pompa tra la bocca e l’orecchio. L’ultima testimonianza che ci resta di lui è una lettera di addio al mondo, indirizzata all’amico immaginario Boddah.
“ Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente” dice…
Perdonami Kurt se la reputo semplicemente una grande stronzata, l’ultimo alibi di un poeta profondamente depresso che non ha avuto la possibilità di curarsi davvero.
Avresti dovuto dartela un’altra chance, ne valeva la pena e lo direbbe chiunque…
Tranne te.

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