Episode Transcript
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3 nuove newsletter nella casella e-mail, 15 articoli nel feed rss, 8 video su youtube,
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4 episodi nell'app di podcast, 3 riunioni al lavoro, una decina di e-mail, un paio di
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link condivisi da amici, un paio di notizie interessanti al tg, i consigli di un amico
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esperto... Quante informazioni ci bombardano ogni giorno?
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Dì la verità, anche tu qualche volta hai pensato che servirebbe proprio un secondo
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cervello? Benvenuti su Pensieri in Codice, il podcast dove si ragiona da informatici, con Valerio
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Galano. Prima di iniziare con l'episodio di oggi c'è un piccolo ma importante annuncio.
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Quest'anno Pensieri in Codice è community partner dell'Open Source Day, la conferenza
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organizzata dalla community di Schrodinger Hut.
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I ragazzi di Schrodinger Hut si dedicano proprio a promuovere l'open source e lo sviluppo software,
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hanno un podcast, un canale youtube ed una community molto attiva su discord.
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La conferenza si svolgerà il 24 marzo a Firenze e sarà una gran bella occasione per ascoltare
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persone interessanti parlare di sviluppo e problematiche inerenti al mondo dell'open
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source. Se ti va poi sarà anche un bel momento per incontrarci e conoscerci, visto che a Firenze
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il giorno 24 ci sarò anche io e vari altri podcaster che fanno divulgazione nel campo
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dell'informatica. Il biglietto d'ingresso è gratuito ma va prenotato, quindi ti lascio in descrizione
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il link al sito della conferenza. Dopo che ti sarai iscritto e scritta, se ti va scrivimi una mail o su telegram così
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magari ne approfittiamo per incontrarci e fare gruppo.
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Tutti i miei contatti sono sul sito pensierincodice.it
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Tornando all'argomento di oggi, se sei sul canale telegram di Pensieri in Codice saprai
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che sono mesi che mi lamento del fatto che non riesco a trovare il tempo per fare tutto
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quello che vorrei, il lavoro, gli impegni, gli imprevisti, è un continuo, servirebbero
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giornate di 48 ore e ti sarai anche resa o reso conto che questa mia situazione sta influendo
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parecchio e soprattutto sull'uscita di Pensieri in Codice che si è fermato per un po' e ora
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stenta a ripartire in maniera regolare.
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Ebbene, forse mi sono imbattuto in qualcosa che potrebbe essere d'aiuto per migliorare
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questa situazione e non solo per il podcast ma anche per la qualità della vita in generale.
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E siccome credo di non essere l'unico ad avere questo tipo di problemi, a sentirsi
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un po' sopraffatto dalla mole di informazioni che arriva ogni giorno, ho deciso di condividere
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con te la mia scoperta e anche questa prima fase del percorso, sperando che sia effettivamente
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efficace quanto sembra. Se quindi qualche volta ti è capitato di sentirti come me negli
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ultimi mesi, beh chissà che quanto sto per dirti non possa tornare utile anche a te.
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Iniziamo con un po' di contesto, giusto per farti capire qual è stato il mio punto di
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partenza, la situazione da cui ha preso piede il cambiamento che sto attuando. Lavorando
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come consulente freelance, libero professionista e volendo svolgere anche tutta una serie di
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attività extra lavorative come lo studio, la produzione del podcast, vari hobby e naturalmente
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le faccende personali, già da tempo ho adottato e affinato e personalizzato un mio sistema
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di pianificazione del tempo. È infatti dal 2015 che gestisco tutte le mie attività attraverso
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un'app, Todoist, della quale ho già parlato in un vecchio episodio e nella quale implemento
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un mix di varie tecniche che considero il più adatto alla mia situazione. Questo sistema
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di pianificazione si è evoluto nel tempo, partendo dal classico GTD, integrando la tecnica
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del pomodoro, passando per il time blocking e giungendo a diventare un mio metodo che
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non ha un vero e proprio nome, non è nessuno dei precedenti, ma una commistione di essi
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e mi permette di essere il più efficace ed efficiente ed organizzato possibile, almeno
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secondo i miei standard. O forse così credevo. La verità è che più mi rendevo conto di
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aumentare la mia efficienza utilizzando tecniche, app o quant'altro, più cresceva anche la
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mia voglia di aggiungere altre attività alla lista di cose da fare. Credo che sia normale.
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È stato grazie a questo mio sistema che ho potuto avviare un podcast in parallelo con
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la mia attività di consulente a partita IVA. È stato sempre grazie ad esso che ho potuto
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gestire vari incarichi in contemporanea senza dover fare le nottate. E nel frattempo aumentavo
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il numero di libri che riuscivo a leggere, i contenuti online che consumavo, ho persino
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iniziato a coltivare piante carnivore, tanto per dirne una. Tutte attività queste che
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sei o sette anni fa non avrei mai creduto di poter fare, obberato com'ero dal lavoro
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e dagli impegni di allora. In pratica, ottimizzando la gestione del tempo, si è venuto a creare
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una sorta di spazio che mi ha permesso di inserire altre attività, non solo quelle
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che dovevo svolgere, ma anche quelle che volevo svolgere. Hobby, cose divertenti, studio.
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E, forse la cosa più importante, ho potuto serenamente trascorrere più tempo con le persone
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a cui tengo. Ora, io l'ho descritto velocemente, ma questo processo è durato qualche anno
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seguendo una curva di miglioramento più o meno costante, ottimizzando la pianificazione
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e riducendo al minimo gli sprechi di tempo. E poi? E poi ad un certo punto mi sono reso
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conto che avevo raggiunto il mio limite. Anzi, per buona parte dello scorso anno, l'ho
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anche abbondantemente superato, infatti ad un certo punto non ho più potuto tenere
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il passo. Ho scoperto, infatti, che posso rifinire e ottimizzare quanto voglio la pianificazione
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delle mie giornate, ma la dura verità è che poi devo fare anche i conti con le mie energie,
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soprattutto quelle mentali. Il fatto di aver riservato il giusto tempo per svolgere una
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serie di compiti non vuol dire che la mia mente sia sempre in grado di mantenere il
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giusto livello di concentrazione per tutta la durata della giornata, o addirittura della
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settimana. Accadeva così che già al giovedì mi sentissi mentalmente esausto e non riuscissi
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a tenere fede alla pianificazione settimanale, o a fine giornata mi rifiutassi di svolgere
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le stesse attività che avevo immaginato al mattino, e non per mancanza di tempo, semplicemente
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per stanchezza. E dunque, escluse le sfere lavorativa e familiare alle quali ho dato
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la precedenza per ovvi motivi, ho dovuto rinunciare a un bel po' di cose. Ho accumulato
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letture, podcast e video che solo ora sto iniziando a smaltire, così come ho dovuto
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interrompere pensieri in codice, il quale è ripartito solo da poco. Sto faticosamente
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riprendendo il ritmo e da un lato non ho alcuna intenzione di finire in burnout come nel
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mese di ottobre dello scorso anno, ma dall'altro non voglio neanche rinunciare ai miei hobby
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e a questo progetto di divulgazione, o men che meno agli impegni che ho preso. Ma quindi,
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riprendendo al punto, ciò che sta rendendo possibile questa ripresa e che spero mi aiuti
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sempre di più nel prossimo futuro, è il fatto che ho scoperto un nuovo aspetto della
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mia vita organizzativa che potevo effettivamente migliorare. Qualcosa a cui mi sono reso conto
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di non aver finora dato il peso che meritava, ed in particolare mi riferisco al modo in cui
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apprendo, conservo ed utilizzo le informazioni. Diciamoci la verità, negli ultimi venti o
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trent'anni il flusso di informazioni al quale veniamo sottoposti ogni giorno è aumentato
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in maniera folle. Una volta, a seconda dei nostri interessi, per ottenere informazioni
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dovevamo cercare in un'enciclopedia, comprare un libro o una rivista, andare in biblioteca,
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scendere la radio o la tv. Oggi, invece, è chiaro a chiunque che abbiamo accesso a
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tutte le informazioni che vogliamo in ogni momento della giornata. La tecnologia che
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ce le rende disponibili è progredita a vista d'occhio e noi chiaramente ne abbiamo approfittato,
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saremmo stati pazzi a fare altrimenti. Il problema però in tutto questo è che il nostro
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cervello non ha avuto il tempo di adattarsi a questa abbondanza informativa ed il risultato
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di ciò è che spesso si sente sommerso, stressato oltremodo e fatica a mantenere e
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sfruttare così tanti dati nel migliore dei modi. Ti lascio un link in descrizione ma
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non serve andare a scomodare neuroscienze e ricerche scientifiche per capire quanto sia
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vera questa affermazione. Quante volte ti è capitato di sentire o leggere una qualche
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informazione pensando quanto sia interessante e poi semplicemente perderla dalla mente?
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Quanti pensieri hai formulato mentre eri sotto la doccia, in auto o in attesa dal dentista
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per poi scoprire dopo qualche ora che ogni ricordo in merito era completamente sparito?
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Quante volte ti è stato necessario ricostruire delle conoscenze che già avevi utilizzato
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in passato e delle quali già avevi appreso degli aspetti ma che hai dovuto ricercare
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e rivedere da capo? Beh a me è capitato spesso, molto spesso e non parlo solo di informazioni
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pubblicamente reperibili online ma anche di cose private o di lavoro, una ricerca appuntata
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su un foglio di carta, un documento fiscale o medico in archivio, una procedura sepolta
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tra mille pagine di un manuale, gli appunti di una riunione d'inizio mese. Le informazioni
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arrivano da internet, dal mondo reale o persino dalla nostra stessa mente perché no se si
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tratta di sensazioni, idee o pensieri e tutte passano inevitabilmente dal nostro cervello
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al quale noi affibbiamo l'arduo compito di memorizzarle e restituircele al momento
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del bisogno. Beh evidentemente per me questa cosa non funziona, anzi credo che siano veramente
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pochi quelli che possono permettersi questo lusso e infatti tutti noi abbiamo i nostri
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metodi per porvi il rimedio no? Ad alcuni semplicemente magari la cosa non interessa
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e si lasciano scivolare tutto addosso, altri invece utilizzano quaderni, blocnotes, post-it,
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magari ancora avranno un software o un raccoglitore cartaceo. Io avevo un mio metodo fatto di
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un misto di quaderni, software per appunti, hard disk, ma a quanto pare non funziona troppo
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bene e poi finalmente ho scoperto la pratica del second brain.
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Qualche settimana fa mi è capitato di mettere le mani su questo libro intitolato il tuo
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secondo cervello di Tiago Forte. L'ho acquistato più che altro per curiosità, avevo sentito
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parlare di questa tecnica nel podcast Gitbar e a proposito se non segui ancora il podcast
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di riferimento per la comunità degli sviluppatori italiani beh ti lascio un link in descrizione
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perché devi assolutamente recuperarlo mi raccomando. Comunque come dicevo l'ho acquistato
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senza troppe aspettative perché avevo la presunzione se non proprio di sapere già
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tutto sull'argomento almeno di essere a buon punto ma devo dire che ho scoperto che mi sbagliavo.
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Questa lettura mi ha aperto una serie di orizzonti che non avrei mai immaginato. Avevo già un'idea
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di cosa fosse il concetto di gestione della conoscenza personale ma non credevo che si
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potessero ottimizzare a tal punto i metodi relativi alla gestione di tutta questa mole
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di informazioni. Capiamoci io avevo già costruito una mia knowledge base personale fatta di
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archivi appunti raccoglievo osservazioni sugli articoli che trovavo interessanti mi appuntavo
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procedure utili e conservavo i manuali che mi erano serviti in certi casi specifici ma
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quello che non avevo mai acquisito era una vera e propria filosofia della gestione della mia
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conoscenza. Quando descrive lo scopo del secondo cervello forse non parla semplicemente di archiviare
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e organizzare informazioni ma usa frasi del tipo aprire una banca della conoscenza o mettere a
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rendita i vostri pensieri. Ciò che ho appreso da questo libro infatti non è solo come organizzare
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appunti e documenti ma un metodo per liberare la mente dai compiti nei quali è meno efficiente e
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utilizzarla al massimo in quello che invece sa fare meglio. Esattamente come per i concetti alla
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base della pianificazione che mirano a risparmiarci di dover tenere a mente tutte le
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cose da fare e quando farle. Il cervello umano è fatto per effettuare ragionamenti per cercare
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collegamenti e scoprire e capire cose nuove non per mantenere archiviate informazioni che potrebbero
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o non potrebbero poi servirci nella vita. E allora per usare termini informatici perché
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non scaricare le informazioni su supporti fatti apposta per la memorizzazione e lasciare invece
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libere le nostre risorse mentali per impiegarle in attività che sono più in linea con le
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potenzialità del nostro processore? Per capire un attimo meglio questa dicotomia di funzionamento
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del cervello dobbiamo però accennare ad un concetto che è ben elaborato nel libro e cioè
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la distinzione tra pensiero divergente e pensiero convergente. Ora ti riassumerò molto in breve
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quanto mi è rimasto impresso ma chiaramente ti consiglio di leggere il libro e trarne le
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tue osservazioni di prima mano. Ebbene il concetto di base è che quando lavora sulle
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informazioni il cervello opera essenzialmente in due modalità appunto quella divergente e
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quella convergente. Il pensiero divergente è attivo durante le fasi esplorative, infatti il
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cervello è in quella modalità quando incameriamo informazioni, leggiamo, ascoltiamo podcast,
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guardiamo video. Siamo in fase divergente anche quando fantastichiamo, quando seguiamo il link a
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partire dal contenuto che stiamo leggendo o ancora quando vaghiamo sui motori di ricerca accumulando
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dati e risultati. Al contrario invece il pensiero convergente è quello più analitico, più costruttivo,
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quello nel quale valutiamo i risultati della nostra caccia alle informazioni e decidiamo
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cosa veramente ci può tornare utile e cosa possiamo fare con il bottino accumulato. In
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questa modalità il cervello praticamente screma i dati in eccesso per giungere al nocciolo di cosa
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è davvero essenziale per noi e con i risultati di questa operazione tende a produrre altri
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pensieri e ragionamenti. In pratica semplificando molto potremmo dire che il pensiero divergente
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accumula mentre quello convergente fa pulizia e mette in ordine e come potrai ben immaginare è
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molto difficile compiere entrambe le operazioni contemporaneamente. Le due modalità di pensiero
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sono tendenzialmente in contrasto fra loro, ciò non vuol dire che sia impossibile conciliarle ma
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probabilmente per la maggior parte di noi questo tentativo richiede uno sforzo che non vale la
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pena di essere compiuto. Semplicemente è più facile divagare quando è il momento di divagare
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e invece organizzare quando è il momento di organizzare rispetto a svolgere entrambe le
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attività contemporaneamente. Il metodo second brain quindi si basa proprio sul tentativo di
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assecondare questo semplice concetto di dicotomia di pensiero e nel farlo va ben oltre il fatto di
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essere un mero metodo di archiviazione. Superficialmente infatti potrebbe sembrare
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che si parli semplicemente di un modo per prendere appunti ma in realtà il second brain è una vera
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e propria filosofia di produzione del sapere. Non parliamo solo di installare un software per
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raccogliere annotazioni o di riorganizzare la cartella documenti, applicare questo modello
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alla propria quotidianità significa adottare un vero e proprio processo che aiuta a catturare,
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organizzare, distillare e poi rielaborare le informazioni alle quali già siamo normalmente
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esposti ogni giorno. L'idea di base è quella di sviluppare delle abitudini di comportamento che
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si integrino al meglio nella nostra vita senza aggiungere alcun costo in termini di impegno,
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quindi approfittare delle letture che già stiamo facendo, dei video e dei podcast che
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già ascoltiamo abitualmente, di tutte le fonti di informazione che già siamo soliti consultare ma
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con uno spirito un po' diverso e con un metodo ben definito che ora proverò a descrivere. Vada
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bene siccome parliamo di qualcosa che è in realtà più complesso di quel che può apparire non è certo
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mia intenzione esaurire in pochi minuti l'intero argomento però voglio provare almeno a darti una
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panoramica di quanto estratto da questo libro, poi starà a approfondire direttamente dalle parole
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dell'autore se l'argomento risulterà di tuo interesse. Tutto a inizio dal cercare di porre
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il focus su ciò che colpisce la nostra attenzione, quello che solletica la nostra immaginazione,
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che fa scattare in noi una riflessione o perfino che ci fa incazzare. Forte utilizza questo trigger
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per individuare le informazioni che meritano di essere catturate. Personalmente trovo questa
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regola molto intelligente perché ritengo che sia una sorta di estensione del normale funzionamento
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del cervello, d'altronde non è pensabile archiviare ogni informazione con la quale si viene in
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contatto ed in effetti quello che solitamente ci resta impresso naturalmente è anche ciò che in
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qualche modo ci ha colpiti e quando memorizziamo qualcosa il nostro obiettivo non è quello di
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costruire un'enciclopedia ma è cercare di avere a portata di mano le informazioni che pensiamo ci
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possano tornare utili nella vita quotidiana. Quindi perché non estendere questo meccanismo
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e demandare questo compito ad un supporto digitale che ci garantisca una maggiore affidabilità e al
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tempo stesso ci permetta di liberare risorse mentali da utilizzare in altro modo? Ora non
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scendiamo nei dettagli tecnici che non è questa la sede ma mi sembra ovvio che i nostri computer,
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i nostri smartphone equipaggiati con un buon software per appunti ed una connessione ad
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internet per sincronizzare il tutto possano svolgere perfettamente il compito di conservare
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per noi le informazioni. Tecnologicamente parlando questa cosa può avere molto senso ma dobbiamo
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anche tener presente che nessuna tecnologia attuale funziona esattamente come il nostro
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cervello quindi dopo aver delegato a questi strumenti parte dei compiti della nostra
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memoria dobbiamo subito affrontare un secondo problema cioè come organizzare e recuperare
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conoscenza. Il metodo second brain ha già una sua semplicissima regola in merito cioè ordinare le
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informazioni in base all'uso che si intende farne. Quello che serve oggi quindi va messo a portata di
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mano quello che serve una volta al mese sarà un po' meno in evidenza e ciò che forse potrebbe
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servire un giorno finirà in un archivio in cui cercare quando e se ce ne sarà bisogno. Quella
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che ti ho riassunto molto brevemente è un tipo di organizzazione che forte chiama con l'acronimo
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di PARA che sta per progetti aree risorse e archivio. Non sto ad approfondire ora trovi sempre
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tutto nel libro ma in pratica si tratta di avere sotto mano le informazioni che al momento si
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utilizzano con maggiore frequenza e nascondere tutte le altre. Per ottenere ciò è chiaro che
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sarà necessario riorganizzare frequentemente questa suddivisione sulla base delle necessità
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del momento ma d'altronde la tecnologia ci permette anche questo effettuare ricerche in
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testi, documenti, perfino immagini o video e spostare tutti i file o le annotazioni in modo
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semplice e veloce. Quindi ancora una volta perché non sfruttare tutte queste funzionalità e risparmiare
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le nostre di energie? Parlando poi sempre di ottimizzazione il second brain prescrive anche
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un interessante concetto di distillazione degli appunti. A mano a mano che le nostre annotazioni
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crescono infatti quando mettiamo mano ad un appunto dovrebbe essere possibile capire in pochi
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secondi se questo può esserci utile oppure no in quel momento. Non possiamo collezionare pagine
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e pagine di informazioni e rileggerle tutte ogni volta che abbiamo il sospetto che ci possano
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servire. Quindi sempre come suggerito da forte a poco a poco volta dopo volta che consulteremo
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un nostro appunto metteremo sempre più in evidenza parti del testo cosa che poi ci permetterà quasi a
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colpo d'occhio di capirne il contenuto. Si tratta questa di una strategia per distillare il contenuto
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rileggere rapidamente le parti salienti e soprattutto capire velocemente se ciò su cui ci
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troviamo ci interessa effettivamente in questo momento oppure no. Per i dettagli poi ti rimando
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sempre al libro o magari ad un altro episodio perché no fammi sapere se la cosa ti interessa.
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Ora so che tutto ciò che ti ho descritto potrebbe sembrare un sacco di lavoro ma non è assolutamente
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così. Se c'è una caratteristica del second brain che mi ha colpito è proprio il pochissimo carico
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che aggiunge alle attività che normalmente già svolgo ogni giorno. Tutto il sistema infatti pensato
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per adattarsi alle abitudini di chi lo utilizza essere portato avanti con poco sforzo e soprattutto
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per dare benefici sempre maggiori con il passare del tempo. Sì perché diciamocela tutta cosa
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raccogliamo a fare tante informazioni ogni giorno se poi non ne tiriamo fuori qualcosa di buono?
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Perché mai ci informiamo, studiamo, ascoltiamo podcast, leggiamo libri articoli se poi non
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vogliamo mettere in qualche modo a frutto la conoscenza derivante da tutto questo lavoro?
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Beh la conseguenza di questo accumulo di sapere è a sua volta produzione di conoscenza che ce ne
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rendiamo conto o no. Le informazioni vengono incamerate rielaborate e poi ricondivise con gli
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altri. Forse tu ora starei pensando alla creazione di contenuti certo ma non farti ingannare non è
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questo l'unico obiettivo anzi in percentuale sono ben poche le persone che mirano a ciò. La verità
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è che tutti noi produciamo sempre informazioni ogni giorno sul lavoro, quando creiamo documenti,
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presentazioni, manuali o anche semplicemente quando spieghiamo una procedura ad un collega,
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con amici e parenti, quando diamo loro consigli, quando parliamo di come abbiamo risolto questo
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o quel problema. È una sorta di processo continuo e in questo il metodo second brain può aiutarci a
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semplificarlo, a renderlo più piacevole, migliore. Riversando infatti gran parte dei compiti
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mnemonici sul nostro secondo cervello al primo, quello biologico, resteranno molte più energie per
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fare quello che sa fare meglio, cioè individuare soluzioni, collegamenti, formulare idee e metterle
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in pratica nella vita quotidiana. Personalmente parlando ho adottato questo metodo da qualche
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settimana e mi sto abituando poco a poco a farlo rientrare nella mia routine e questo secondo me
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il primo grande vantaggio. Non si tratta di un paradigma rigido e pesante, non impone cambiamenti
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improvvisi, ma permette un'adozione graduale che rende tutto il processo piuttosto gradevole e
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naturale. In secondo luogo poi mi sono reso conto che pian piano il mio modo di ragionare sta
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cambiando. Quando applico il metodo pongo anche più attenzione all'attimo presente, valuto più
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attentamente le attività che sto compiendo ed analizzo diversamente i dati che scaturiscono
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da esse. Non importa quale sia l'ambito lavorativo, personale, ricreativo o altro, mi accorgo che
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ragiono più a lungo sulle cose, non ore ovviamente, non parlo di viaggi mentali, ma semplicemente di
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qualche istante in più. Giusto il tempo di pensare che questa cosa mi interessa effettivamente, mi
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potrebbe mai servire, dovrei ricordarmela. E infine sento letteralmente di avere un posto sicuro dove
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emettere le informazioni, una sorta di schedario privato in cui so che da una parte posso stare
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sicuro che i dati grezzi non andranno persi e saranno poi raffinati in caso di necessità e
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dall'altra non avrò rimpianti se non mi serviranno mai, perché avrò speso una quantità minima di
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tempo per archiviarli. Tutto ciò mi trasmette un senso di serenità, ho letteralmente sentito
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diminuire il mio livello di stress in queste ultime settimane. Nei prossimi tempi, secondo
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quanto sostiene Tiago Forte, dovrei iniziare a notare collegamenti emergere in modo organico
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dall'insieme dei miei appunti, dovrei iniziare a migliorare a tal punto alcuni di questi documenti
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da poterli condividere anche con gli altri come una sorta di unità di conoscenza. Per ora,
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onestamente, non mi sembra di aver notato nulla di ciò, ma sono solo all'inizio e se anche non
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dovesse essere così, questo metodo mi sta dando già tante di quelle soddisfazioni che penso proprio
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che diverrà parte integrante della mia quotidianità. Bene, spero che questo episodio un po' particolare
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su questa mia nuova scoperta ti sia piaciuto. Ovviamente, se ti incuriosisce il concetto di
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Second Brain, il punto giusto da cui partire è il libro di Tiago Forte. Per acquistarlo trovi
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in descrizione il link affiliato, così contribuirai anche a sostenere Pensieri in Codice. Se invece
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già conoscevi il metodo, già lo utilizzi o hai intenzione di iniziare, valuta di unirti al gruppo
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Telegram di Pensieri in Codice, perché sarei contento di potermi confrontare con qualcuno,
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dato che io stesso sono alle prime armi. Detto ciò, anche oggi un grazie particolare va a Edoardo e
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Carlo, che con le loro donazioni ricorrenti sono ormai sostenitori fissi del podcast. Ti ricordo
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che sul sito pensieriincodice.it trovi tutti i link utili, gruppo Telegram, donazioni, affiliazioni,
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eccetera. Ma se preferisci sostenere senza spendere soldi, puoi far ascoltare questo
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episodio a qualcun altro, un amico, un conoscente. Condividerlo in qualche gruppo è un ottimo modo
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per dare una mano. E dunque direi che non c'è altro, quindi come al solito io ti ringrazio
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per aver ascoltato, ti saluto, ti do appuntamento al prossimo episodio e non dimenticare mai che un
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informatico risolve problemi, a volte anche usando il computer.
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