E se ti stai chiedendo cosa sia una fermografa, ecco qui la sua biografia: “Il mio nome è Claudia. Quando ho sfogliato il mio primo libro di Fotografia ho provato un senso profondo di gratitudine. Per me fu vedere una forma rappresentativa così immediata da essere strettamente intrecciata con quello che possediamo come esseri viventi. Ho studiato Arte per cinque anni, senza avere ben chiaro che sarebbe stata veramente una base certa su cui progettare. Ho dovuto abbandonare questo percorso per raggiungere la piena certezza che fosse mio. Ho vissuto anni impegnata in tutt’altro rimanendo, anche grazie al mio carattere, nei retroscena e nei posti dove volevano stare in pochi o nessuno. A contatto con le persone di ogni genere, ho imparato a gestire il poi di azioni e parole, finché a un certo punto ho avvertito il forte bisogno di saper usare in maniera ordinata tutte le forze che stavo mettendo per vivere. Sentivo la mancanza di un metodo. Tutto quello che avevo accumulato era come inutile perché rimaneva inutilizzato, inespresso e disperso. È stato un pomeriggio di questo periodo che mi ha incuriosito un libro in bianco e nero a casa di un’amica. Mi piace pensare che generare immagini sia un gesto che porta ognuno a doversi guardare da fuori. Puoi solo trasmettere senza insegnare. Trovo il ritratto una forma di indipendenza e di completezza. È autocoscienza e gentilezza verso noi stessi, sia che lo facciamo o che lo lasciamo fare a qualcun altro” (fonte www.lafermografa.com).
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